sabato 14 giugno 2008

SCAURI, S.Albina Santa di Scauri

LO SAI CHE...

sino ad oggi la vita di S. Albina è brillata in un "nimbo di leggenda" ?
Così esordisce don Simone.

Per secoli il suo nome è rimasto legato semplicemente all'indivi­duazione di un'area topografica di Scauri, non distante dall'attuale Chiesa di S. Albina.
Le notizie circa la passione di Albina di Cesarea sono state attinte nel prezioso Archivio dell'Abbazia di Montecassino.
E la diffusione del Suo culto è da attri­buire proprio alla presenza nella nostra terra dei monaci benedettini.
Per quanto riguarda invece la costruzione di una Chiesa dedicata a Santa Albina in Scauri - la prima attestazione risale al 981 come testimonia il Codex Diplomaticus Caietanus.
Albina nata a Cesarea di Palestina nel 238 era di illustre famiglia, di straor­dinaria bellezza e di rara intelligenza, trascorreva le ore del giorno e della notte in digiuni, preghiere ed elemosine.
Scarne le notizie della sua vita ma rigorosa la ricostruzione del processo e delle torture subite, ampiamente descritte nella Passio Cassinese.
Secondo il manoscritto, subì il martirio in Cesarea e l'imperatore Gaio Messio Quinto Decio fece deporre il Suo corpo - insieme a quello di altri martiri - su una barca che un Angelo inviato dal Signo­re guidò sino alle spiagge di Scauri.
La sua Passio è anche la storia del Suo processo. I due momenti si fondono nella narrazione del manoscritto, conservato nell'Abba­zia di Montecassino. in caratteri cassinesi-beneventani - databile intorno alla metà dell'undicesimo secolo - nel quale è contenuta la passio di S. Albina.
Fu sottoposta a diverse torture dinanzi agli occhi dell'Imperato­re Decio e mai fu piegata all'abiura della sua fede.
L'imperatore aveva ordinato che tutti i cittadini dell'impero ro­mano facessero "il libellum", l'atto di fedeltà all'Imperatore e di fe­de negli dei, pena la morte. Ci furono sommosse. Il Vescovo Fabiano a Roma fu messo a morte, mentre molti cristiani abiurarono e furono chiamati "i lapsi", i caduti nell'errore.
Albina di Cesarea non ebbe paura e per un prodigio divino le torture non ebbero effetto sul Suo corpo.
Gli fu colato addosso del piombo fuso e si indurì al contatto del suo corpo.
Gli fu versato in bocca dell'aceto bollente e si raffreddò al con­tatto delle sue labbra.
Gli furono accostate delle fiaccole accese e si spensero, al con­tatto delle sue vesti.
Quindi fu accesa una fornace, fu spogliata nuda, unta con l'olio e gettata nelle fiamme .
Ma le fiamme si spensero ed allora riprovarono con fiaccole ac­cese, ma tutto inutilmente.
Ed allora l'Imperatore cercò di convincerla con le lusinghe, con l'oro e l'argento, con promesse di potere. Ma Lei si sentiva sposa del Signore e nulla riuscì a persuaderla.
Ed allora fu percossa a sangue con nodosi bastoni.
Ma ancora avvenne un prodigio ed i bastoni caddero dalle mani dei carnefici, che videro i loro arti farsi secchi. Allora fu portata fuori dalla città e decapitata.
Durante una delle varie torture a cui fu sottoposta esclamò: "lo mai cesserò di confessare la mia fede in Cristo, mio Signore, nel qua­le confida l'anima mia ed in onore del quale io elevo la mia lode".
Possiamo considerarlo il suo testamento spirituale.
La sua morte avvenne la sera del 16 dicembre 250.
II corpo di S. Albina fu custodito dapprima nelle mani devote del Vescovo e del clero di Minturno.
Forse in località "Castro Argento", forse nella prima Chiesa edificata in onore di S. Pietro. Quando la Chiesa di Minturno perdette il suo ultimo Vescovo - Bacauda, Vescovo di Formia saputa la disastrosa situa­zione di Minturno, distrutta dai Longobardi, supplicò con esito fa­vorevole il Santo Padre di unire la Chiesa di Minturno a quella di Formia.
Era l'anno 590 ed il corpo di S. Albina fu traslato quindi a For­mia, per preservarlo. Per gli stessi motivi nel 618 il suo corpo - insieme a quello di S. Erasmo - fu portato a Gaeta e quello di altri Santi, portati qui a suo tempo dai Formiani per sottrarli alla devastazione dei Saraceni. Ma col tempo se ne perdettero le tracce a causa del gran segreto col quale erano stati nascosti.
Nel 917, cacciati i Saraceni dalla pianura del Garigliano, i resti mortali dei Santi, trovarono più degna sepoltura, nella grande basilica patriarcale edificata in Gaeta e consacrata solennemente dal Papa Pasquale Il il 22 gennaio 1106.
Sotto l'altare maggiore sono custoditi i resti insigni di S. Al­bina.
Sino al 16 giugno 1985 il corpo di S. Albina è stato custodito nel duomo di Gaeta in punti diversi.
Nel 1985 il sacerdote Angelo Di Giorgio - Parroco della Chiesa di S. Albina - chiese ed ottenne una parte delle reliquie della Santa, per custodirle nella Sua Chiesa.
In data 15 giugno 1985 l’Arcivescovo Mons.Luigi M.Carli autorizzò il trasfe­rimento solenne nella Chiesa Parrocchiale di S. Albina ed il il 16 giugno 1985 con grande partecipazione dei fedeli il capo di S. Albina - caduto sotto l'ascia del carnefice - ritornò in Scauri nella Chiesa a Lei dedicata.
Vogliamo rievocare questa sera il momento della sua Passione, come descritto negli Archivi di Montecassino e poi, nella preghiera e nel raccoglimento, ripercorrere i luoghi di Scauri che ne sottolineano la profonda e antica devozione, fino a giungere nella Chiesa parrocchiale per la celebrazione della S.Messa.
Nella foto, la Reliquia custodita